lunedì 5 febbraio 2007

Volontariato: è boom soprattutto al centro-sud

E' stata presentata nel marzo 2006, a Roma, dall'Osservatorio Nazionale del Volontariato (ministero del Welfare), nella Sala del Refettorio di Palazzo S. Macuto a Roma, la sintesi del "Rapporto Biennale del volontariato - anno 2005" in cui sono esposte, con dovizia di dati, le trasformazioni nel mondo del volontariato - così come sono state recepite dall'Istat e dalla Fivol (Fondazione italiana per il volontariato) - sul ruolo, funzione e stato dell'arte del rapporto tra Volontariato ed Enti Locali accompagnate dalla riflessione sul nuovo volto del volontariato italiano e sulla riforma della legge quadro sul Volontariato (L. 11 agosto 1991, n. 266). Il Rapporto ci dice che è boom per il volontariato e l'associazionismo in Italia, ma ciò che stupisce è che, per una volta, è proprio il Centro-Sud d'Italia a mostrare il maggior dinamismo sociale, e questo mentre il cosiddetto Terzo Settore, con i suoi 12 mila dipendenti, prende sempre più corpo anche come realtà lavorativa. Insomma, il volontariato costituisce una realtà ''in salute" che agisce prevalentemente del settore della sanità, dei servizi sociali ma anche nelle realtà ricreative o della Protezione civile.
Dalla prima rilevazione effettuata nel 1995 alla più recente, diffusa dall'Istat nell'autunno 2005 e riferita al 2003 (sotto il titolo “Statistiche in breve”su “Le organizzazioni di volontariato in Italia. Anno 2003”), l'incremento del numero delle associazioni è stato del 152 per cento mentre; come sottolinea il Rapporto, dunque, in valori assoluti si è passati da 8.343 a 21.021 unità. La composizione territoriale vede il 28,5 per cento delle organizzazioni al Nord-ovest; il 31,5 per cento nel Nord-est; il 19,3 per cento al centro e il 20,7 per cento nel Sud e Isole. La maggiore crescita (più 300 per cento) si registra proprio in Sicilia, Molise, Campania, nelle province di Trento e Bolzano, in Basilicata e nelle Marche. La minore (circa 75 per cento) in Toscana, regione che risultava già insieme a Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, nella top ten per numero di organizzazioni. Notevole, si evince sempre dal Rapporto, anche il peso del volontariato come ''datore di lavoro". Nel 2003 sono stati, infatti, circa 12 mila i dipendenti e 826 mila i volontari, con una crescita dei primi del 77 per cento e dei secondi del 71,4 per cento con una maggior crescita proprio nel Mezzogiorno. Più della metà dei volontari è risultata essere occupata (52,2 per cento), il 29,5 per cento di chi fa volontariato è, invece, pensionato, il 18,3 per cento comprende una categoria composita fatta di studenti, casalinghe, disoccupati e persone in cerca di prima occupazione. Tanti anche i laureati (12,4 per cento) mentre i diplomati risultano essere il 44,4 per cento. I settori di attività prevalenti sono ancora la sanità (28 per cento) e l'assistenza sociale (27,8 per cento), che tuttavia decrescono (meno 14,4 per cento la sanità e meno 2,7 per cento l'assistenza sociale), a favore della ricreazione e cultura, protezione civile e protezione dell'ambiente che passano rispettivamente dall'11,4 per cento al 14,6 per cento, dal 6,4 per cento al 9,6 per cento e dal 2,2 per cento al 4,4 per cento. I servizi più diffusi sono quelli dell'ascolto, sostegno e assistenza morale (19,9 per cento) e donazione di sangue (17,4 per cento), ma anche servizi ricreativi (14,5 per cento) accompagnamento e inserimento sociale (13 per cento), realizzazione di corsi tematici (12,9 per cento), l'organizzazione di spettacoli (12,6 per cento) le campagne di informazione (11,8 per cento) l'assistenza domiciliare (11,8 per cento), il trasporto di anziani e disabili (11,4 per cento), le esercitazioni di protezione civile (11,3 per cento) e le prestazioni di soccorso e trasporto malati (10,7 per cento). Gli utenti passano, invece, dai 2,5 milioni del 1997 a 6,8 milioni del 2003. Il totale delle entrate passa da 675 milioni di euro del 1997 a 1630 milioni del 2003. Cresce il ricorso al finanziamento di origine privata. Nel 2003 il 29,8 per cento delle associazioni si finanzia esclusivamente con entrate di fonte privata (era il 24,9 per cento nel '97), il 35,1 con risorse di origine prevalentemente privata (33,7 per cento nel '97), il 29,9 per cento con entrate prevalentemente pubbliche (35,8 per cento nel '97), il 5,2 per cento con risorse esclusivamente pubbliche contro il 5,7 per cento del 1997. A parlare di ''trend dinamico e un saldo positivo" del volontariato in Italia è stato Renato Frisanco, responsabile studi e ricerche Fivol e componente dell'Osservatorio nazionale per il volontariato. ''In particolar modo dal Rapporto emerge come - ha sottolineato - aumenti la capacità operativa, il numero dei beneficiari, la sinergia con altri soggetti privati e, soprattutto, pubblici, le entrate di cui dispongono, gli interventi e le prestazioni che realizzano, con una propensione alla progettazione e alla specializzazione più che all'agire sulla base delle emergenze". Secondo il sottosegretario Grazia Sestini, ''i dati evidenziati in questo rapporto, con la crescita del volontariato registrata, sia nei numeri che sotto il profilo dei servizi offerti, riconferma un dato che abbiamo sempre sottolineato, quello del valore rappresentato dal volontariato non solo sotto il profilo sociale ma anche in termini di ricchezza per il Paese, e che trova concreta e peculiare applicazione in due misure introdotte dal Governo nell'ultimo anno: la 'piu' dai e meno versi' e il 5 per mille''.



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